Soltanto il bene

Il giovane Sussja era un giorno in casa del suo maestro, il grande Rabbi Bàr, quando un uomo si presentò a questo e lo pregò di consigliarlo e aiutarlo in una impresa. Ma Sussja, vedendo che quell’uomo era pieno di peccato e non toccato da pentimento, si adirò e lo rimproverò dicendogli: “Come può uno come te, che ha commesso questo e quel misfatto, ardire di presentarsi al cospetto di un santo, senza vergogna, né desiderio di penitenza?”. L’uomo se ne andò senza dir nulla, ma Sussja si pentì subito di quanto aveva detto, e non sapeva che fare. Allora il suo maestro lo benedisse: Che d’ora in poi egli vedesse negli uomini soltanto il bene, anche se peccavano sotto i suoi occhi. Ma poiché il dono di vedere che era stato concesso a Sussja non poteva essergli ritolto da nessuna parola d’uomo, avvenne che da quell’ora in poi egli sentisse le cattive azioni degli uomini che incontrava come se fossero proprie e se ne attribuisse la colpa. Quando il Rabbi di Ri’in raccontava questo di Rabbi Sussja, aggiungeva ogni volta: “E se noi tutti fossimo in questa disposizione, allora il male sarebbe già annientato e la morte inghiottita e la perfezione raggiunta”.

(M. Buber)

[Prima pubblicazione: 9 febbraio 2010]